Sono 5 anni che il mulino è chiuso. La famiglia Romanin, Renato e la moglie Maria Luigia Marzinotto hanno mantenuto intatto il loro mulino, la loro storia. Loro sono coscienti di essere titolari di una costruzione che ha importanza per il Comune di Cordenons, è un “luogo memoria” del nostro paese. Non sarà un esempio di archeologia industriale come il Makò o la filanda ma ha un suo pregio architettonico, una pregevole facciata in mattone, un solaio in legno molto bello, un tetto con travatura in legno lavorato come solo i carpentieri di una volta sapevano fare. La storia di Cordenons insegna che noi cittadini non siamo avvezzi al ricordo, al recupero e alla memoria. Siamo più abituati al “fà e desfà, un gran lavorà” siamo quelli che demolivamo la Villa Brascuglia, il Municipio vecchio, la Filanda, non muovevamo un dito per Villa Pasqualini o Villa Raetz. Oggi i Romanin dimostrano che si può essere migliori e stanno resistendo alla tentazione di costruire l’ennesimo condominio per amore del paese dove hanno sempre vissuto. Di certo non possono con fondi propri far fronte ad una messa a norma e in sicurezza di un fabbricato che può essere destinato a usi istruttivi, culturali, pubblici.
Siamo agli sgoccioli, se qualcuno oltre al ciavedal e alla famiglia Romanin ci tiene a mantenere in piedi questa struttura fondata nel 1910 si faccia avanti.